Comunicato del 07.06.2010
E i docenti sono fortemente
coinvolti nella riduzione della spesa, in misura superiore ad altri
settori del pubblico impiego. Potremmo
esordire dicendo che anche in tempi di crisi è necessario avere
lungimiranza ed investire nei settori strategici, per predisporre le
leve del miglioramento futuro. E continuare ribadendo che la scuola è
il luogo nel quale, educando i cittadini di domani, si costruisce la
possibilità di un cambiamento concreto. Ma non vorremmo che queste
frasi suonassero come vuota retorica, quella della quale si riempiono
le pagine di libri e giornali, salvo poi negarla con le scelte
concrete. Siamo abituati
all’emergenza noi docenti, quella educativa, quella culturale,
quella economica, e non vogliamo neppure stavolta tirarci indietro,
senza fare la nostra parte. Ma è corretto chiedere a noi il
sacrificio maggiore? E’ corretto frenare il processo di rinnovamento
che l’evoluzione normativa sta disegnando, privandolo del necessario
sostegno in termini di investimento in risorse economiche e umane? La norma (art.9 - Contenimento delle spese in materia di impiego pubblico) sospende – senza possibilità di recupero - le procedure
contrattuali e negoziali relative al triennio 2010-2012, facendo salva
la sola erogazione dell’indennità di vacanza contrattuale. Il comma
Tutto ciò determina mancati
aumenti percentuali in misura che varia, secondo l’anzianità ed il
livello scolare, dall’11% al 15% annuo. Un sacrificio superiore a
quello richiesto a dirigenti e manager anche di altri settori, i cui
livelli retributivi sono notoriamente di altra entità. E questo
proprio nello stesso momento in cui, coi regolamenti di riordino, si
ridisegna il sistema e si chiede ai docenti di farsi interpreti del
cambiamento, come è ovvio che sia, perché senza il loro apporto
nulla sarebbe realmente modificato nella sostanza e non si
innescherebbe il necessario processo di miglioramento della qualità
degli apprendimenti degli studenti e dei risultati complessivi del
sistema. Ma non è solo questo. Al
comma 14 dell’art.8 si prevede, inoltre, una diversa destinazione
per le economie derivanti dalla razionalizzazione prevista
dall’art.64 della legge 133/08, che erano destinate secondo il comma
9 della legge citata ad aumentare le risorse per la valorizzazione e
lo sviluppo professionale del personale della scuola e che, invece, si
legge nella relazione introduttiva, potrebbero essere utilizzate per
ripianare i debiti pregressi delle istituzioni scolastiche e per
finanziare le spese per le supplenze brevi e il funzionamento. Si
tratterebbe di un altro passo indietro rispetto ad un processo
positivo al quale guardavamo con fiducia, attraverso il quale, per la
prima volta, sarebbe entrato nel sistema italiano un meccanismo di
valorizzazione del merito a seguito della valutazione delle
prestazioni, fondamentale non solo per migliorare la qualità dei
risultati, motivare i professionisti della scuola, attrarre nella
scuola i docenti migliori, ma
anche per restituire alla professione docente la giusta credibilità e
considerazione sociale. Siamo convinti che tutto ciò sia necessario e che, anche in momenti di grave congiuntura, non sia alla scuola che debba chiedersi il più pesante sacrificio, ma che sulla scuola si debba investire avendo a cuore le possibilità di crescita futura del paese. Interverremo, quindi, sulle forze politiche perché nel dibattito parlamentare in sede di conversione si rivedano le scelte con una visione di prospettiva e si apportino sostanziali modifiche, così da non mortificare ancora una volta le legittime aspettative dei docenti.
|