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Le news del 15.10.2008

Rilevazioni sugli scrutini finali ed esami di stato conclusivi dell’a.s. 2007/2008  

Sul sito del MIUR, a cura del Servizio Statistico, sono stati resi noti gli esiti dell’anno scolastico 2007/08.L’anno scolastico concluso è stato fortemente condizionato dal D.M. 80/07 e dall’O.M. 92/07, che hanno introdotto la “sospensione di giudizio” nello scrutinio finale nella secondaria di secondo grado, e dalla reintroduzione nella secondaria di primo grado del giudizio di ammissione all’esame di stato conclusivo del ciclo di studi. Tale esame ha registrato, tra i non ammessi e i non licenziati, una percentuale di insuccesso del 3,8 contro il 2,2 dell’anno precedente.

Nella secondaria di secondo grado, considerando complessivamente gli esiti degli scrutini di giugno e di settembre, i non ammessi alla classe successiva salgono al 16,2% rispetto al 14,2% dell’anno scolastico 2006/07. La mancanza del dato non aggregato, per l’anno scolastico 2006/07, sugli ammessi alla classe successiva con debiti scolastici, consente l’osservazione solo sul dato globale per poter effettuare una comparazione.  

Il numero dei non ammessi risulta in crescita in ogni classe del corso di studi, spicca in particolare il dato relativo alle classi prime (21,8%); nei dati distinti  per la tipologia di scuola emergono i non ammessi degli Istituti Tecnici (20,4%) e degli Istituti Professionali (26,7%). Salgono anche i non ammessi all’esame di stato, mentre i non diplomati diminuiscono di uno 0,4 % rispetto al precedente anno scolastico e di ben 0,9 % rispetto al 2005/06, quando tutti gli alunni erano ammessi d’ufficio a sostenere gli esami.

L’applicazione del D.M. 80/07 sembra aver prodotto un giro di vite nella formulazione del giudizio di valutazione in sede di scrutinio finale. Tuttavia, mentre nel decreto sopra citato si ravvisava un forte richiamo all’autonomia scolastica, in particolare alla flessibilità del curricolo, nell’O.M. 92/07 sono contenute disposizioni precise, che di fatto riducono il ruolo degli operatori della scuola a quello di meri esecutori, oltretutto anche in condizioni di scarsità di risorse. Questo ha prodotto una concentrazione del lavoro sulla organizzazione dei recuperi dei debiti, pregressi e in-tinere, degli studenti. In molti casi le energie spese in questa operazione sono state prevalenti rispetto ad altri aspetti fondamentali del fare scuola.

I docenti hanno avuto la sensazione che si lavorasse solo per il recupero, penalizzando il quotidiano lavoro in classe, e azzerando la possibilità di dedicare tempo alla promozione delle competenze degli studenti e alla valorizzazione delle eccellenze. L’errore sta nell’aver spesso considerato il recupero come qualcosa di separato dal processo di insegnamento-apprendimento. Le attività di recupero dovrebbero rientrare nelle ore curricolari, come fase essenziale e ciclica del lavoro del docente, parte della normale didattica. Sarebbe opportuno che dalle numerose esperienze condotte nelle singole scuole si traessero le migliori pratiche, per disseminarle nell’intero sistema, così da produrre i migliori risultati.

Il nodo cruciale, insomma, è la messa in atto di nuove modalità d’insegnamento-apprendimento che chiamano in gioco la professionalità docente e che rendono necessario ed urgente un ampio piano di formazione in servizio, un sistema di valutazione del lavoro e dei risultati prodotti. Si avvierebbe così il processo, da noi da tempo auspicato, di introduzione di una vera carriera docente, basata sul riconoscimento del merito e non solamente sull’anzianità di servizio.