I nostri ragazzi non
amano la matematica?
Sono stati diffusi due
giorni fa dal Ministero della Pubblica Istruzione i dati relativi ai
risultati degli esami di Stato conclusivi del primo ciclo di istruzione
e degli scrutini della scuola secondaria di secondo grado nell’A.S.
2006/2007.
Si tratta di anticipazioni relative al 60% del totale degli alunni, ma
l’esame delle tabelle divulgate è tutt’altro che incoraggiante.
La percentuale degli ammessi alla classe successiva nella scuola
secondaria di secondo grado è in leggera flessione: 86,3% contro l’86,9%
del precedente anno scolastico. Di questi, però, il 41% è promosso “con
debito”, ovvero passa alla classe successiva pur avendo lacune in almeno
una delle discipline previste dal suo corso di studi. Il dato è di poco
variabile se si disaggrega sulle diverse classi: su 100 alunni di classe
prima 18 non sono stati ammessi alla classe successiva, 34.7 hanno
riportato almeno un debito, 47.3 sono stati regolarmente promossi; la
percentuale dei promossi con debito per classe passa poi a 37.6 in
seconda, a 35.8 in terza, a 36.8 in quarta.
L’esame degli ammessi con debito per tipo di scuola e disciplina riserva
una brutta sorpresa: in tutte le tipologie di scuole, Licei, Tecnici,
Professionali, la nota dolente è la Matematica, disciplina nella quale
il 44.2% del totale degli alunni ha riportato un debito. Seguono le
lingue (32,7%), mentre per tutte le altre discipline tale percentuale è
al di sotto del 20%.
Pare, insomma, che gli studenti italiani non studino la matematica, e
questo in modo omogeneo in tutte le aree geografiche del Paese.
Da una prima analisi dei dati forniti si potrebbe ipotizzare l’esistenza
di un collegamento tra questo dato allarmante e l’alta percentuale degli
alunni (37%) che hanno conseguito un giudizio solo sufficiente in uscita
dal primo ciclo d’istruzione.
Alunni già deboli al termine della scuola secondaria di primo grado
hanno, certamente, difficoltà nell’intraprendere gli studi superiori e
in modo particolare nel passaggio da un insegnamento della matematica di
tipo esplorativo ed intuitivo ad uno rigoroso e deduttivo.
Ma se queste difficoltà permangono omogeneamente nelle classi successive
alla prima, come i dati dimostrano, vuole dire che anche la scuola
secondaria ha le sue pesanti responsabilità. Non è in grado, cioè, di
mettere in atto le iniziative opportune per consentire a ciascuno di
conseguire il proprio successo formativo, rimuovendo gli ostacoli che si
oppongono ad un tale obiettivo, ostacoli determinati a volte da non
adeguate conoscenze e competenze in ingresso, ma anche e sempre più
spesso dalla difficoltà degli alunni nel seguire percorsi e metodi
tradizionali di insegnamento.
E’ necessaria una riflessione approfondita, ed il Ministro ha anticipato
che ha intenzione di costituire un gruppo di esperti a tale scopo:
studiare i fenomeni è cosa sacrosanta ed utile, ma la scuola non può
attendere all’infinito soluzioni concrete ai suoi problemi, né tale
soluzione può sempre essere lasciata all’individuale ed estemporanea
creatività di singoli docenti o di singole scuole.
A nostro parere questa situazione va aggredita e modificata con un
organico piano di formazione dei docenti. Un piano che dovrà contemplare
una seria formazione iniziale ed un modificato reclutamento in servizio
e poi una formazione continua obbligatoria, finanziata e riconosciuta,
legata ad un meccanismo di progressione professionale tutto da
costruire. Una formazione non solo disciplinare, ma anche pedagogica e
metodologica, che consenta ai docenti di aggiornare continuamente la
loro professionalità e di seguire l’evoluzione della società, orientando
il loro lavoro all’acquisizione da parte degli alunni delle competenze
chiave di cittadinanza irrinunciabili.
Il nostro, come è noto, è un paese di tradizioni idealiste e poco
incline ad una mentalità scientifica, un paese nel quale è fin troppo
diffuso il mal vezzo di "vantare" la propria idiosincrasia nei confronti
della matematica da parte anche di autorevoli personaggi, politici,
uomini di spettacolo, personalità di successo. Un tale atteggiamento
rischia di alimentare alibi che favoriscono l'ignoranza in ambiti di
primaria importanza per le sorti dei singoli e del paese.
E’ opportuno puntare sulle capacità professionali dei docenti, per
individuare in tutte le discipline, ed in particolar modo nella
matematica ed in quelle scientifiche, che da sempre costituiscono il
nostro punto debole, le innovazioni metodologiche necessarie per far
nascere curiosità ed interessi specifici nei diversi campi del sapere e
per superare negli allievi pigrizie, ritrosie e noia.
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