Un ritardo da colmare
Un ritardo da colmare:
è il titolo con cui il Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi
apre le pagine delle Considerazioni Finali 2006 dedicate all’analisi di
quelle carenze istituzionali che sono di ostacolo al rafforzamento e
alla crescita del sistema produttivo italiano.
Il primo posto, primato poco invidiabile, compete proprio al sistema
dell’istruzione la cui inferiorità nel confronto internazionale è stata
confermata anche dall’ultimo rapporto OCSE, “Education at a glance”
del 2006. Il Governatore rileva inoltre una distribuzione territoriale
dei livelli di apprendimento fortemente disomogenea, che penalizza il
Mezzogiorno ed è presumibilmente dovuta non solo alle regole in vigore
ma anche alla loro applicazione concreta.
In pieno accordo con le nostre tesi, Draghi punta l’indice sui
meccanismi di reclutamento dei docenti e sulla loro distribuzione
geografica e fra le diverse scuole osservando che si “mescolano, a
stadi diversi, precarietà ed inamovibilità” e che “la mobilità ha
scarso legame con le esigenze educative, con meriti e capacità”.
Approfondendo la sua analisi il Governatore osserva inoltre che “… lo
sviluppo di un efficace sistema di valutazione delle scuole
nell’esperienza degli altri paesi appare indispensabile complemento
dell’autonomia scolastica” mentre l’Italia in questo campo è in
forte ritardo nonostante, aggiungiamo noi, vi siano stati diversi
interventi normativi sulla struttura e sulle caratteristiche
dell’INVALSI, l’ente cui è stato affidato questo compito.
Le riflessioni che Draghi dedica al mondo della scuola si concludono con
la constatazione che non sono certo le risorse economiche la causa del
fallimento del sistema educativo italiano perché la spesa per studente è
in Italia superiore alla media europea!
Quello che il Governatore, per il suo ruolo istituzionale, non può dire
ma si può leggere tra le righe quando afferma l’esigenza del
cambiamento, della “ … constatazione dei circoli viziosi che
penalizzano la scuola, disincentivano gli insegnanti, tradiscono la
responsabilità della scuola pubblica”, è la necessità, urgente e
non più eludibile, di un nuovo stato giuridico dei docenti basato sulla
crescita professionale e sul merito, di nuovi meccanismi di
reclutamento, di una reale autonomia delle scuole, in una parola delle
idee che l’ANP da anni propugna.
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