Esame
di Stato 2007: c’è ancora da migliorare
Il lavoro delle Commissioni per gli
Esami di Stato è giunto alla fase conclusiva dei colloqui con i
candidati. Si può fare, quindi, un primo bilancio delle attività e
dell’impatto dei cambiamenti introdotti quest’anno, con la legge n. 1
dell’11 gennaio 2007, sullo svolgimento delle operazioni.
La reintroduzione delle commissioni miste ha dato il segno della volontà
di restituire a questo atto, importante sia dal punto di vista formale,
in quanto essenziale per garantire il valore legale del titolo di
studio, che formativo, un necessario elemento di maggior rigore e
significatività.
La realizzazione, tuttavia, non è stata all’altezza delle aspettative:
le esigenze del contenimento della spesa, che sempre caratterizzano le
iniziative per la scuola, contrariamente alle dichiarazioni di intenti
che continuano a proclamarne la centralità e la priorità, hanno fatto sì
che le nomine dei commissari esterni avvenissero nell’ambito della
stessa provincia. Molti sono i casi di commissari che hanno conoscenza
diretta dei colleghi commissari interni e delle scuole in cui si trovano
a svolgere la loro funzione, per aver prestato servizio in quelle sedi
anche in anni immediatamente precedenti a questo. Per non dire dei
numerosi casi in cui si è verificato il mutuo scambio di docenti tra due
scuole. La stima e la fiducia nella professionalità dei colleghi è
assoluta, ma il dubbio è che tutto si possa esser risolto in un inutile
e poco produttivo sforzo di energie e di fondi che avrebbero trovato più
utile destinazione è legittimo.
Che dire poi sugli importi previsti per l’espletamento dell’incarico?
Non è accettabile il solito commento di popolo, secondo il quale si
tratta di uno degli impegni previsti dalla professione, perché così non
è in quanto non espletato indistintamente da tutti. A fronte quindi
dell’effettivo impegno di lavoro richiesto a ciascuno, che è non
difficilmente quantificabile, il compenso previsto è irrisorio e
offensivo della professionalità dei docenti. Nessuno stupore, quindi,
che circa il 40% dei nominati, commissari e presidenti di commissione,
abbiano rinunciato all’incarico, determinando per i docenti la necessità
di una tempestiva sostituzione con personale neolaureato, non in
possesso dell’esperienza professionale adeguata per garantire la qualità
delle operazioni.
Sarà il caso di rifletterci su e di cercare soluzioni migliori,
decidendo una volta per tutte che la scuola è centrale nelle strategie
di crescita economica e democratica di un paese e dando credibilità alle
dichiarazioni d’intenti con stanziamenti considerevoli. L’occasione
dell’approvazione del Dpef è quanto mai propizia. |